Chiunque salva una vita, salva il mondo intero

Schindler’s List è un film del 1993 diretto da Steven Spielberg e dedicato al tema dello Shoah. Ispirata al romanzo omonimo di Thomas Keneally e basata sulla vera storia di Oskar Schindler, la pellicola permise a Spielberg di raggiungere la definitiva consacrazione tra i grandi registi, vincendo l’Oscar per il miglior film e la miglior regia.

Ripubblichiamo qui di seguito un articolo apparso sul sito http://www.romanticamentefantasy.it/ in data 27/01/2015, autore “Lady Kira” (pseudonimo). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.

John R. D’Orazio (18/08/2016)


TRAMA

Cracovia, 1939. L’industriale tedesco Oskar Schindler, bella presenza e temperamento avventuroso, manovrando i vertici nazisti tenta di rilevare un fabbrica per produrre pignatte e marmitte. Già reclusi nel ghetto di Podgorze, ed impossibilitati a commerciare, alcuni ebrei vengono convinti da Schindler a fornire il denaro per rilevare l’edificio: li ripagherà impiegandoli nella fabbrica, pagandoli con utensili da scambiare e sottraendoli al campo di lavoro comandato dal sadico criminale tedesco Amon Goeth. Dopo aver ricevuto la breve visita di Emilie, la moglie che subito torna in Moravia vista la vita di libertino impenitente del marito, Schindler, sempre più nelle grazie dell’alto comando nazista e di Goeth, costruisce un campo per i suoi operai, dove le milizie non possono entrare senza la sua autorizzazione. Infine, scatenatosi lo sterminio, decide di attivare, dando fondo a tutte le sue risorse finanziarie, una fabbrica di granate nella natia Brinnlitz.

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Con l’aiuto dell’inseparabile Itzhak Stern, il contabile ebreo, compila una lista di 1100 persone ebree perché vengano a lui affidate come operai. Mentre gli uomini arrivano a destinazione, le donne vengono per errore tradotte ad Auschwitz, e solo con grande rischio ed impiegando a fondo risorse e conoscenze, Schindler riesce a strapparle alla morte. Per sette mesi la fabbrica produce appositamente granate difettose, finché l’armistizio non trova l’industriale senza denaro.

RECENSIONE

È molto difficile restare neutrale in questo momento.
Questo è forse il più grande documentario storico mai fatto, concedetemi la parola documentario, ma, trattandosi di una storia vera nella quale sono state fatte solo poche modifiche, penso che questo film rientri a pieno nella categoria. Calde lacrime si versano con questo film, sono lacrime di rabbia, dolore e impotenza davanti a ciò che è realmente accaduto.
Schindler non è un uomo come tanti, ha carisma da vendere, tant’è che questa dote lo porta ad avere amici molto potenti tra le alte sfere delle SS di stanza in Polonia
Oskar è un libertino, è un cinico e, diciamolo, subdolo in certi casi.
A lungo andare si arricchisce, ma è un uomo e come tale ha dei sentimenti, o meglio ha una coscienza, e prontamente questa bussa alla porta del cuore dell’uomo.

10924724_10204634406893401_1353765987761615712_nSi affeziona ai “suoi Ebrei” e fa di tutto per salvarli, mantenendo sempre le sue amicizie. Quando la coscienza si sveglia e Oskar “vede” davvero quello che sta per accadere, fa l’impensabile e arriva anche a comprarli. Sì, perché a quei tempi, se appartenevi alla “razza” sbagliata, non eri una persona, non eri nemmeno una cosa, non eri un animale: eri niente!
Quando fu girato questo film, Liam Neeson non era un nome noto, ma con questo personaggio è entrato di diritto nell’olimpo degli attori migliori al mondo.

 

Dall’altra parte della barricata c’è l’untersturmführer Amon Göth, ufficiale nazista, crudele, glaciale e pazzo.
Per lui l’apice del divertimento è sparare alle persone dal suo balcone, così, solo per il gusto di sentirsi un dio, che toglie la vita quando e come vuole, senza motivo, solo perché è un sadico con manie di onnipotenza.

 

 

10402985_10204634404373338_1508686637452842440_nRalph Fiennes, così come Liam Neeson, non era un volto noto, ma anche lui si è fenomenale: lo sguardo glaciale, le espressioni del viso, il cambio repentino di umore ed espressione lo rendono perfetto nel ruolo, forse la sua interpretazione migliore ancora oggi.

 

Come posso parlare delle scene di un film, quando penso che tutto quello che vedo è successo realmente?
La liquidazione del ghetto di Cracovia, la “pulizia” notturna a ritmo di Bach e il massacro delle persone che si erano nascoste.
La bambina col cappottino rosso che vaga sola per il ghetto e, dopo diverso tempo, si rivede, quando riesumano tutti i cadaveri dalle fosse comuni… È uno dei pochissimi punti di colore del film, diverge dalla storia, ma è ispirato a un romanzo, “La bambina col cappottino rosso”, storia vera di Roma Ligocka, cugina del grande Roman Polansky.

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Il vecchio lavoratore senza un braccio che viene freddato perché è un “ebreo con un braccio solo, doppiamente inutile”, le esecuzioni sommarie, fatte per il gusto di farle.
Le adunate per dividere i sani dai malati, per far posto ai nuovi arrivi, e si sa dove vanno a finire i malati.
La lista, l’incessante battere a macchina di Stern.

“La lista è un bene assoluto. La lista è vita. Tutt’intorno, ai suoi margini, c’è l’abisso.”

L’ingresso delle donne al loro rientro da Auschwitz con Oskar in mezzo a loro.

10933830_10204634403053305_3788965372798821916_nLa scena nella quale gli operai preparano un anello ricordo, la solennità con cui Oskar si infila l’anello, guardando la sua gente, o quella nella quale piange, pensando a quanti ne avrebbe salvati se avesse venduto la spilla oppure l’automobile, l’abbraccio finale…

 

Questo è un film che parla di eroi e carnefici, della crudeltà umana, della vita di molti in mano a un solo uomo: è facile cadere nei cliché, recensendo un film del genere, ma non so come evitarlo.
Sono stata in Polonia quasi due mesi e ho visitato Cracovia, città simbolo di questa follia chiamata seconda guerra mondiale: è una città multietnica, ricca di storia, fede e orgoglio. Ho visto la fabbrica di Schindler, che adesso è un museo: un luogo di libertà per molti, perché lì non erano in prigione ma erano liberi, di nuovo delle persone.
Ho visto Auschwitz, sono passata dal cancello, sotto quella scritta “ Arbeitmachtfrei“ (il lavoro rende liberi) e sì, mi è mancato il battito: sei avvolto dal silenzio dentro quel campo, un silenzio che urla rabbia, che urla giustizia, un silenzio assordante, un silenzio che fa male alle orecchie, nonostante siano passati 70 anni. La storia, la verità e il dolore: è un silenzio che fa male, ti entra nelle viscere, si insinua sotto la pelle e non ti abbandona mai. Ti rendi conto che i libri di storia non ti preparano all’orrore, le testimonianze non ti preparano alla verità. Vederla con i proprio occhi, respirarla con il proprio naso, sentirla con le proprie orecchie e viverla con gli altri sensi è tutta un’altra cosa: ti sconvolge dentro, ti muta, ti fa vedere tutto sotto un’altra prospettiva, ti fa vedere non con gli occhi ma con il cuore, con la mente e con l’anima.

10868146_10204634399573218_8964692066903985675_nVedere questo film, dopo aver “toccato” la verità, lo mette sotto una luce diversa.
Un film verità, una verità che fa male, un film vero, crudele nella sua realtà e, per quanto possa non piacerci, non possiamo fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia: la verità è questa ed è anche peggio.
Le musiche che accompagnano questa opera sono talmente azzeccate da farti percepire il malessere, la paura e la tristezza: attraverso le note senti il dolore.
Laddove un gruppo di uomini si crogiola dietro il potere, uno fa la differenza.

10945042_10204634406173383_8337152784766912937_nLa fine è veramente commuovente, si vedono tutte le persone salvate da Oskar che omaggiano la sua tomba. Sono le vere persone, accompagnate dagli attori, ma non solo: la fila è lunga, lunghissima, ci sono gli eredi di coloro che non ci sono più perché la natura ha voluto così, non il fucile di un militare.
Chi dice che una persona sola non può fare la differenza si sbaglia, il problema vero è che sono troppo pochi quelli che ci riescono.

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Oskar aveva il “potere” per farlo, ma nulla sarebbe successo senza l’impavido, altruista, generoso, BUONO Stern: lui è l’eroe silenzioso, a lui devono la vita tutte quelle persone che fanno la fila per omaggiare Oskar Schindler.

1100 persone sono sopravvissute all’olocausto grazie a Schindler e Stern, generazioni su generazioni esistono grazie a persone come Oskar Schindler e Itzhak Stern.

fonte: http://www.romanticamentefantasy.it/recensione-film-schindlers-list-di-steven-spielberg/

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